FONDAZIONE CENTRI PADRE PIO: IL PRESIDIO DI SAN MARCO IN LAMIS FESTEGGIA 30 ANNI DI ATTIVITÀ
Pomeriggio di festa al Presidio di San Marco in Lamis della Fondazione Centri di riabilitazione Padre Pio.
Inaugurato il 12 Aprile 1992, grazie alla felice intuizione del Fondatore Padre Michele Placentino, il Presidio che eroga prestazioni riabilitative ambulatoriali e domiciliari sul territorio di San Marco in Lamis e Rignano Garganico ha voluto festeggiare il suo trentesimo anno di attività con una piccola cerimonia alla quale hanno partecipato, oltre a tutti i dipendenti e i Responsabili del Centro, anche alcuni utenti, il Sindaco Michele Merla, il Ministro Provinciale dei Frati Minori Cappuccini di Sant‘Angelo e Padre Pio fr. Maurizio Placentino e la nuova Direzione Generale della Fondazione, composta dal Direttore Generale Dott. Giovanni Di Pilla, Il Direttore Amministrativo Dott. Salvatore Ettore Vitulano, il Direttore delle Risorse Umane Dott.ssa Rosangela Francesca Fiorentino e il Direttore Sanitario Aziendale Dr.ssa Valentina Simone.
È stata l’occasione giusta per ripercorrere la storia e allo stesso tempo fotografare la situazione attuale di una struttura che, nonostante le difficoltà legate al periodo Covid, nell’ultimo mese di Marzo ha erogato oltre 900 trattamenti complessivi e soddisfatto le richieste di 143 utenti, il 70% a carico del servizio ambulatoriale (4 fisioterapisti, 1 logopedista, 1 neuropsicomotricista, 1 psicologo ed 1 medico) ed il restante 30% da quello domiciliare (3 fisioterapisti).
Una storia lunga trent’anni durante i quali la Fondazione Centri Padre Pio è sempre stata presente sul territorio, offrendo qualità, serietà e competenza così come ha riconosciuto anche il sindaco durante il suo breve intervento; una storia che continua nel segno di San Pio e che persegue da sempre la stessa missione: tutelare la dignità e migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie attraverso interventi di riabilitazione sanitaria e sociale, facendosi carico non solo della disabilità in quanto tale, ma anche della sofferenza personale e familiare che l’accompagna.