Cara Beatrice , perdoni se mi permetto di chiamarla così , ma mi rivolgo a lei in qualità di madre felice, com’ero anch’io prima del 17 luglio 2015 .
Quella data purtroppo ha cambiato la vita della mia famiglia nell’attimo in cui un automobilista distratto ha investito frontalmente mio figlio Alessandro, che tranquillamente si dirigeva verso il luogo di lavoro sul suo scooter. Quella mattina avevamo deciso di ritrovarci al mare durante la sua pausa pranzo … Ed invece l’ho rivisto nel reparto di Rianimazione dell’Ospedale V.Fazzi di Lecce, in coma profondo per un trauma cranio-encefalico che non lasciava speranze … Ad un giovane nel pieno vigore dei suoi 28 anni !
È iniziata così la nostra via Crucis … Il fratello maggiore ha chiesto l’aspettativa di un anno per il posto di lavoro a Milano ed insieme abbiamo affrontato ogni giorno il nostro Calvario … Parlando amorevolmente al nostro Alessandro, convinti che potesse ascoltarci, nonostante tutto … Abbiamo registrato suoni e voci a lui care (cane compreso ) finché il 5 agosto è avvenuto il miracolo! Con un lieve movimento delle labbra ha risposto al “Buongiorno ” del dott. Catanese, responsabile del reparto, smentendo così le nefaste previsioni alle quali induceva il referto della risonanza magnetica nucleare. Sempre educato il mio ragazzo … I segni del risveglio sono proseguiti lentamente e discontinuamente nella clinica “Villa Verde” di Lecce, dove il 13 agosto è stato trasferito, nel reparto di Terapia intensiva prima ed in quello di Neuro-riabilitazione dopo, fino alle dimissioni dell’11 dicembre per esaurimento dei tempi di permanenza concessi dalle norme vigenti .
La gioia di riavere a casa Alessandro è stata amplificata dalla ricorrenza delle feste natalizie, ma ben presto ha ceduto il posto alla preoccupazione di perdere tempo prezioso per la riabilitazione di un paziente complesso come lui, con difficoltà a livello metabolico, cognitivo, motorio, visivo … Aveva urgente bisogno di un centro di eccellenza in grado di rispondere a tutti i suoi molteplici bisogni, ma le nostre scelte si scontravano con una burocrazia fatta di codici condizionanti, formule stereotipate “conditio sine qua non ” e tempi di accoglienza inadeguati, per cui l’unica disponibilità per un periodo di 60 giorni ci ha portati il 7 gennaio nel Centro Medico di Riabilitazione di Ginosa Marina (TA).